Visit Emilia è Patrimonio Unesco

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In un modo o nell’altro, a qualsiasi latitudine, abbiamo tutti almeno un luogo del cuore, un posto che acquista soggettivamente importanza in virtù di un ricordo personale o per il significato che a esso viene attribuito individualmente a livello emotivo. Eppure, esistono incroci di coordinate che, per caratteristiche che li rendono universalmente unici, sono circondati da un’aura di eccezionalità capace di rivestirli di un interesse collettivo. Un paesaggio strabiliante, un edificio che incarna il senso di un’epoca, una città identificata da una tradizione peculiare e da uno stile di vita, prima ancora che dai suoi monumenti: non esiste un solo criterio per individuare ciò che è oggettivamente un dono per tutta l’umanità. In quanto terra dello slow mix, Visit Emilia (www.visitemilia.com) ha da tempo intuito la necessità di raccogliere la propria ricchezza in reti che possano suggerire percorsi esperienziali sui piani altrimenti sovrapposti del benessere, della natura, dell’enogastronomia e della cultura.

L’area compresa tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia vanta però luoghi talmente densi di spessore e rilievo su scala globale da meritare l’attenzione e la prestigiosa certificazione dell’UNESCO, ovvero l’organizzazione che stabilisce implicitamente cosa bisogna fare, vedere o assaggiare almeno una volta nella vita. Percorso dai venti dell’Europa e dalle correnti del Mediterraneo, tra il mare che bagna la costa occidentale dell’Italia e le pianure in cui si galleggia sulle onde di una nebbia suggestiva, l’Appennino Tosco Emiliano è Riserva MaB (Man and Biosphere) dall’8 giugno del 2015. Immergersi nei suoi sentieri non è semplicemente camminare ma, al contrario, attraversare almeno due mondi che nelle quattro stagioni cambiano, ribaltano e rigenerano i colori, le emozioni, i profumi e le prospettive. È un luogo fatto di altri luoghi, dove l’uomo e la natura sembrano fondersi in un’entità unica per dare vita a un complesso mosaico ecologico e culturale, base dell’evoluzione di un paesaggio eterogeneo e prezioso, da scoprire sotto il sole dell’estate, tra le esuberanti fioriture della primavera, nell’avvolgente coperta cromatica dell’autunno o nella candida metamorfosi di un inverno che pare cancellare la tracce del passato recente.

Imprimendo il proprio marchio di Riserva MaB su questa dimensione inafferrabile disseminata di borghi, castelli, chiese e sapori, UNESCO lancia un invito a valorizzare, tutelare e diffondere un equilibrio fragile ma potentissimo, che può essere apprezzato con gli scarponi, le ciaspole, gli sci o la bicicletta.Imperdibile la possente Pietra di Bismantova, sull’Appennino Reggiano, tappa obbligata per gli appassionati di arrampicata ed escursioni, che offre dalla cima un panorama unico sulle più importanti vette dell’Appennino Tosco-Emiliano. A sentire chi vive e lavora lungo il suo corso, il vero monumento dell’Italia settentrionale è il Po. Non ci sono dubbi né esitazioni. Nelle tre province di Visit Emilia, il Grande Fiume non è solo un corso d’acqua ma una parte integrante e decisiva dell’esistenza di una popolazione che nel riflesso della sua superficie inquieta rivive e rivede continuamente la propria storia su terre piatte e complicate ma innegabilmente affascinanti.

Nel tratto centrale di un perenne viaggio verso la foce, la Riserva di Biosfera MaB del Po Grande punta un faro su un paesaggio tanto concreto quanto fiabesco, dove boschi e radure, ruscelli e stagni si alternano a suggestivi centri urbani grazie ad argini e sentieri, nell’ennesimo botta e risposta di quel serrato e inesauribile dialogo che è in fondo la base di una cultura. Per sua natura, un ambiente così articolato può essere esplorato in molteplici modi. Se in sella a una mountain bike o facendo affidamento sulle suole delle scarpe si coglie inevitabilmente l’opportunità di catturare la varietà dei suoni e dei colori del paesaggio, in canoa sembra quasi di sussurrare nell’orecchio del fiume, mentre pescando sulle sue sponde la sensazione è quella di essere parte di una vicenda antica come il mondo. Le escursioni in battello, combinate con itinerari in bicicletta e visite ai musei e ai borghi, offrono un’ulteriore variante su un ventaglio di occasioni di scoperta che spazia da eventi gastronomici come November Porc a momenti di approfondimento in cui la riserva diventa un’aula didattica diffusa.Ad esempio gli amanti della natura non possono che restare ammaliati dalla conca dell’Isola Serafini, la maggiore isola fluviale del fiume Po (collegata da un ponte alla terraferma) dove ammirare varie tipologie di vegetazione endemiche e tante specie animali come rondini di mare, fraticelli, falchi, gufi, picchi, gruccioni.

Nel 2017 è stato anche inaugurato il “corridoio” che consente ai pesci di risalire dal mare fino al lago di Lugano. Tutta l’asta del Grande Fiume è navigabile e vengono organizzate visite didattiche e turistiche.Il territorio, si sa, si scopre anche a tavola, e l’Emilia è maestra nel dar vita a prodotti d’eccellenza, come il Parmigiano Reggiano, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia, il Cacio del Po e i formaggi DOP Piacentini – dal celebre Grana Padano al Provolone Val Padana – oltre ai salumi famosi nel mondo, come i 3 DOP piacentini: Coppa, Pancetta e Salame.  Scorrendo idealmente i piatti e i prodotti che ne costituiscono il lussureggiante patrimonio gastronomico, la sensazione è che, quando nel 2015 è diventata la prima Città Creativa UNESCO per la gastronomia in Italia, Parma non debba essere stata esattamente sconvolta dalla sorpresa.

La proclamazione ha sostanzialmente certificato una realtà nel cuore della Food Valley che del cibo ha fatto un’arte e un motivo di vanto, dedicando al gusto itinerari, eventi e musei, in un contesto culturale estremamente ricco, all’ombra degli innumerevoli manieri riuniti sotto l’etichetta dei Castelli del Ducato. Il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma, il Culatello di Zibello, il Salame di Felino e il Fungo di Borgotaro sono solo alcune delle eccellenze che hanno partecipato a creare un’autentica leggenda della buona tavola e della qualità, sottolineando il valore del passaggio delle pratiche e dei metodi da una generazione a quella successiva. Mai come in questo caso, è lecito affermare che, per capire davvero una città, bisogna imparare a distinguerne il sapore. E qui il sapore è una trionfale parata papillare che va dalla torta fritta ai tortelli d’erbetta, passando per l’haute cuisine dell’Alma – Scuola Internazionale di cucina italiana con sede alla Reggia di Colorno – le rispettose rielaborazioni dei ristoranti stellati e il clima familiare e festoso di trattorie, manifestazioni e sagre di uno sterminato e inarrestabile programma a tema Food. 

Rimanendo a Parma, non si può non notare come ogni angolo della città offra improvvisi spunti di bellezza sul piano artistico e architettonico. Il complesso della Pilotta, il Palazzo Ducale e il Teatro Regio sono parte di uno stupefacente mosaico che ha forse nel Battistero la sua tessera più brillante. Oltre a essere uno dei monumenti medievali di maggiore interesse a livello europeo, l’edificio che compone con la Cattedrale e il Palazzo Vescovile la strabiliante coreografia di Piazza Duomo condivide con Stonehenge, il Pantheon di Roma e le piramidi d’Egitto la segnalazione concessa dall’UNESCO ai siti di massimo valore astronomico a livello mondiale.Se il famoso ciclo dei mesi è un chiaro riferimento al cosmo, l’orientamento del capolavoro progettato da Benedetto Antelami sembra tenere conto della relazione tra la Terra e il cosmo stesso, facendo dell’oggetto architettonico una gigantesca meridiana.