“L’Azalea della Ricerca”

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Domenica 9 maggio, Festa della Mamma, torna l’appuntamento di Fondazione AIRC per sostenere la ricerca sui tumori che colpiscono le donne. Compatibilmente con le indicazioni delle autorità sanitarie e di governo, lo stesso giorno, i volontari AIRC torneranno nelle piazze per distribuire l’Azalea della Ricerca a fronte di una donazione di 15 euro. Resterà comunque attiva, anche quest’anno, la possibilità di ordinarla su Amazon, che rinnova il suo supporto alla ricerca oncologica della Fondazione. Un modo per inviare una sorpresa fiorita direttamente a casa di tutte le persone che amiamo, anche stando lontani. (Tutte le informazioni in merito saranno disponibili in tempo reale su lafestadellamamma.it)

Un regalo speciale per le mamme e per le persone a cui vogliamo bene, un gesto concreto e importante che, in 37 anni, ha consentito ad Airc di raccogliere oltre 275 milioni di euro per sostenere le ricerche dei migliori scienziati impegnati a sviluppare metodi per diagnosi sempre più precoci e terapie personalizzate, più efficaci e meglio tollerate per i tumori che colpiscono le donne.

I volti dell’Azalea della Ricerca sono due mamme, entrambe impegnate al fianco di AIRC per contribuire a far rifiorire la vita di tante donne grazie a diagnosi sempre più precoci e terapie più efficaci. Paola Storti, ricercatrice presso il Dipartimento Medicina e Chirurgia Università di Parma, guida un progetto AIRC sul mieloma multiplo, un tumore maligno delle plasmacellule che risiedono nel midollo osseo: “Ho deciso di diventare ricercatrice ai tempi dell’università all’inizio spinta dalla curiosità per un lavoro così stimolate e sempre potenzialmente diverso dal giorno precedente.  La mia ricerca mira a individuare le caratteristiche del microambiente che permettano di identificare precocemente la progressione della malattia e di definirne i meccanismi”. Accanto a lei Anna, volontaria che ha coinvolto tantissimi amici e conoscenti nelle iniziative a sostegno dei ricercatori: “Nel 1972 mi è stato diagnosticato un tumore all’utero, avevo solo 15 anni. Se guardo indietro, oggi ho la consapevolezza di essere sopravvissuta. Da allora però la ricerca ha fatto progressi importanti per tantissimi pazienti. Ho incontrato AIRC quasi per caso, ero genitore e rappresentante di classe e sono rimasta coinvolta negli anni al fianco della Fondazione! Come volontaria, anch’io mi sento parte della ricerca… e posso contribuire con il mio tempo a sostenere il lavoro dei nostri scienziati”.